Nove sono le collezioni realizzate dagli studenti del Corso di Fashion Design dell’Accademia di Belle Arti di Brera incitati nei loro concept a mostrare la loro individualità, le loro doti creative e pratiche nel realizzare ed esprimere le proprie idee.
Le collezioni mostrano tutte quelle tematiche di attualità con le quali la nuova generazione si confronta ogni giorno: uscire dal giudizio di una società che troppo spesso chiede una perfezione idealizzata che viene qui annullata per una ricerca più intima di cosa sia l’identità e perché sia così importante, non soffermandosi sulla mera apparenza delle cose. E ancora, l’oblio inteso come assoluta mancanza di informazioni che si contrappone alla memoria e al gioco. Infine, la voglia di tornare a viaggiare e creare nuovamente quei legami che danno vita ad un nuovo gusto, quello della fluidità di genere.
“Eyes on me” nasce da uno studio approfondito della mia personalità. Un ragazzo pugliese che arriva nella grande Milano perchè non ha più voglia di essere giudicato dalla società. Perchè la società ti guarda, ti giudica e attraverso gli sguardi ti ferisce, lasciandoti squarci sulla corazza che avevi creato.
” La collezione prende ispirazione dall’uniforme da lavoro dei minatori. Il dettaglio caratterizzante dell’intera collezione è il nodo del loro foulard, che viene inserito all’interno dei capi trasformando così la divisa da lavoro in capi dallo stile urbano.”
La collezione nasce dalla voglia di ritornare a viaggiare dopo questo periodo di mobilità forzata; di ritornare a conoscere, stupirsi e contaminarsi. Un viaggio che va dal deserto alla città il cui obiettivo è far nascere un nuovo linguaggio
GIULIA GRECI
Il progetto Identity Loss nasce da una riflessione sul consumismo generato dalla macchina e su come il fare moda sia stato influenzato dal processo di meccanizzazione, che ha spostato sempre più il focus della moda dal raccontare l’identità del designer al ricercare il maggior profitto possibile. Identity Loss vuole quindi andare alla ricerca di un mondo della moda quasi utopico della moda in cui il mercato è messo da parte. La collezione invita ad una riflessione su che cos’è l’identità e perché è così importante.
Anomalia nasce dall’idea di alterazione, deformità, distorsione del corpo. minidress, giacche strutturate e tute dall’effetto ingombrante, manipolazioni di tessuto in velluto invadono i campi vitali di maniche e stampe dalle grafiche forti a caleidoscopio interagiscono con velluti dai colori tenui. la ricerca spasmodica di una perfezione idealizzata si annulla. sono le disarmonie, le piccole imperfezioni che danno la via di accesso all’intimità di ognuno. recepite con empatia, esorcizzate ed esaltate.
Il tema che ho scelto per la mia collezione di quest’anno, sono i costrutti sociali nell’abbigliamento, visti attraverso le storie due figure: Henry Cyril Paget, V marchese di Anglesey e l’artista australiano Leigh Bovery. Essi incarnano perfettamente la mia convinzione che i vestiti non hanno genere e che non ci dobbiamo soffermare alla mera apparenza delle cose.
La collezione pone le basi sul concetto di sinapsi, una struttura che consente una comunicazione di cellule del tessuto nervoso tra loro, per arrivare ad una connessione, un legame, tra i due generi affermando un nuovo gusto: quello della fluidità di genere.
99 è una collezione donna ispirata alla memoria e al gioco; nasce da una serie di fotografie scattate in Brasile in quell’anno. Elementi ricorrenti nella collezione è il glitch ossia l’errore digitale e le klecksografie
Il nome della collezione è “Ricordati di me”; il concept è l’oblio. L’oblio è l’assoluta dimenticanza delle informazioni e questo viene tradotto nel mio progetto con la rimozione di una parte del capo. Tessuti tecnici vengono accostati al panno lana come i colori freddi ai colori caldi.
