“La pittura di Pozzato con deciso intuito del colore o con il contrasto tra bianco e nero evidenzia una ricerca estremamente ricca e vivace, densa di stimolanti e luminose soluzioni. Altrettanto intense sono le sculture, felice scelta dei soggetti, assenza di inutili particolari, tratti essenziali in cui l’anima dell’artista vive e si trasfigura nella Natura che lo circonda” (Dalia Gallico).
In una Milano frenetica, efficiente, instancabile lavoratrice dove la velocità del passo supera di gran lunga quella del pensiero, abbiamo trovato un luogo in cui l’anima riposa e la mente si arricchisce. Italy Fashion Trend ha avuto l’occasione di incontrare allo Spazio Oberdan, luogo di eventi e mostre internazionali, l’artista Walter Pozzato per la sua esposizione temporanea che è rimasta aperta al pubblico dal 9 al 26 ottobre 2014.
Walter Pozzato nasce nel 1953 a Milano, dove consegue la maturità scientifica e intraprende gli studi in medicina. Già dalla fine degli anni Sessanta frequenta con grande interesse i circoli artistici di Brera e all’età di quindici anni conosce Umberto Milani che segnerà decisivamente lo sviluppo del suo percorso espressivo, indirizzandolo verso la ricerca dell’enfasi cromatica. Pozzato ha tenuto numerose personali, le più recenti presso Palazzo Tentorio di Canzo e presso il Chiostrino di Sant’Eufemia di Como. Circa 50 sue opere sono state donate al Municipio di Albavilla, il paese in cui vive e lavora, creando una mostra permanente.
“Dal blu all’alba”, curata dall’Art Director delle mostre di Palazzo Reale Dalia Gallico, racchiude opere attraversate da una “poetica leggerezza” che non rimane mai, però, eternamente svincolata da note inquiete e malinconiche spesso incubatrici di una creatività rivelatrice e produttiva. Versatile sia a livello tecnico che stilistico, utilizza china, acrilico, creta, matita, carboncino, collage e polvere di pastello.
Dinamicità, tele “in movimento”, crocevia di colori vivaci, soggetti astratti ma anche concreti e sapientemente modellati in sculture materiche che sembrano slanciarsi verso l’osservatore. Lo spettatore non contempla ma incontra. Dopotutto il senso della Bellezza è proprio questo, l’esperienza estetica è essenzialmente coinvolgimento. In un luogo, fuori dallo spazio e dal tempo, individuo ed opera d’arte si incontrano danzando in un’unità perfetta ed originaria.
Ci sono dei maestri, delle figure importanti alle quali si è ispirato?
Ci sono stati maestri dai quali ho appreso, “rubato” e altri ideali, sognati fin da bambini quando uno ha nel cuore il suo artista preferito. Diciamo che il “LA” più importante l’ho avuto con Umberto Milani. L’ho solo sfiorato, ad appena quindici anni, però avendo cominciato a disegnare sin da subito la mia sensibilità era già notevole e questo maestro ha segnato profondamente la mia opera con le sue geometrie, colori e forme.
Le sue opere contengono al proprio interno delle tonalità ironiche e grottesche ma, a volte, anche una vena malinconica e inquieta. La sua versatilità artistica, le differenti tecniche utilizzate, la aiutano a esprimere questo oscillare tra ironia e malinconia?
Sono un’artista d’istinto, indipendentemente dalla materia che mi trovo a scegliere trasferisco questa istintività o sulla tela o sulla creta. Istintività per me vuol dire trasmettere nel minor tempo possibile l’idea sulla materia.
La vita dell’individuo è segnata da momenti controversi e a volte poco piacevoli, che spesso si rivelano, però, artisticamente preziosi e incredibilmente fecondi. Esistono, in questa sua mostra, opere che lei ritiene emblematiche perché legate inscindibilmente a istanti importanti della sua esistenza?
Sì, possiamo prendere la scultura dell’elefante che è significativamente la mia anima, o l’anima di ognuno di noi, potente ma ferma, potente ma non agile, quello che vorrebbe essere in forza ma che non riesce ad essere, nonostante tutti gli sforzi. Oppure “Eolo” che, aldilà della deicità, è una forza, è potente, è quello che vorremmo essere in alcuni giorni e momenti della giornata, così forti e potenti da soffiare via..
Qual’è il messaggio sotteso delle sue opere?
Essendo un amante delle cause perse sono un amante della vita. Tutti noi combattiamo una battaglia che sappiamo già come va a finire ma che portiamo avanti comunque.
In questa situazione di difficoltà che caratterizza la nostra epoca, i giovani cercano spesso di reinventarsi e ritagliare un proprio spazio nell’Arte. Spesso questo mondo rischia di essere inflazionato da opere che i critici definiscono aleatorie e vuote di contenuti. Cosa pensa dell’iperproduzione?
Nella vita cerco di giudicare il meno possibile. Mettendosi in vetrina il rischio è inevitabile. Non giudico i giovani che tentano di esprimere qualcosa, forse non è esattamente quello che dovrebbe essere quando i critici prendono il sopravvento e creano un’opera d’arte ad hoc, quando un oggetto qualsiasi diventa un’icona, lì ho qualche dubbio.
Federica Ielapi